La forma dell’acqua

(Andrea Camilleri, 22° ed., Palermo, Sellerio, 2001)
[Premio “Miglior romanzo straniero” al Prix Mystère de la Critique del 1999].

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Ho deciso di aprire questo spazio proprio con il libro a cui il blog deve il suo nome, ovvero il romanzo d’esordio del Commissario Montalbano.

Molti pensano ai romanzi d’esordio tipici, in cui la prima preoccupazione dell’autore è quella di farci capire chi è il protagonista; bene, Camilleri, come sempre, è la voce fuori dal coro. Il commissario, infatti, non ci viene presentato, bensì entra all’onore delle cronache come un personaggio qualsiasi: “Si avviarono verso il paese, diretti al commissariato. Di andare dai carabinieri manco gli era passato per l’anticamera del cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva”. Questo è quanto ci dice Camilleri del suo personaggio.

In effetti il caso che si presenta tra le mani del nostro Commissario, di intuizione e di intelligenza ne richiederà tanta e tanta ancora: viene trovato morto l’ingegnere Luparello, un noto politico del posto, presso la mànnara, un “mercato specializzato in carne fresca e ricca varietà di droghe sempre leggere” gestito da Gegè Gullotta, piccolo spacciatore di droghe leggere, nonché grande amico di Montalbano. La morte è considerata naturale, ma il commissario non riesce a convincersi che sia tutto a posto, a partire dal luogo del ritrovamento del corpo: che ci faceva un politico di quel calibro in un posto come la mànnara? Perché una persona così importante sarebbe dovuta andare a morire in un posto così pericoloso per la sua reputazione? Nonostante le numerose pressioni che riceve, quindi, decide di aprire un’indagine per comprendere meglio la situazione.

Il romanzo scorre via che è un piacere e ci racconta, oltre a questa storia complicata e affascinante, la disillusione che Montalbano (e quindi Camilleri) prova per una politica corrotta, fatta di alleanze e di sgambetti, per una gestione del territorio che dire cinica e senza pietà è un complimento.

Traspare però anche un lato del carattere di Montalbano che sempre più spesso riusciremo ad apprezzare e a capire: l’umanità. Il Commissario, nel corso dell’indagine, compie tutta una serie di irregolarità che farebbero accapponare la pelle a un amante del rispetto delle regole fino all’eccesso; Livia stessa arriva ad accusarlo di essersi autopromosso a dio di quart’ordine. Tutto questo avviene perché Salvo Montalbano prima del suo lavoro ama la giustizia e nel nome della stessa decide di agire in tale maniera. Se devo essere sincero è questo quello che mi piace del personaggio uscito dalla penna di Camilleri: Salvo Montalbano è un essere umano con i suoi difetti e le sue qualità, una persona come tante ne troviamo nella nostra vita, che pone come obiettivo della propria indagine la giustizia. E in nome della giustizia è disposto anche ad andare al di là di quelle che sono le sue funzioni di commissario di pubblica sicurezza.

Auguro una buona lettura a tutti!

Niccolò

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